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Archivio storico di un giornale non più attivo

Non sono solo due candidati, sono due progetti differenti

Due premesse: non è un articolo per tutti ma è rivolto solo a elettori e simpatizzanti del Partito Democratico e non è la posizione politica di Politeca, ma unicamente la mia personale.

Un consiglio: leggetelo se proprio non avete di meglio da fare, ma leggetene un capitolo per sera.


Ok,  mi prenderete per pazzo, ma giuro non ho la febbre, non sto vaneggiando. A mio modesto parere a oggi non c’è alcuna scissione, ci sono 4 persone terrorizzate dal poter perdere la poltrona, che si sono messe in aspettativa.

Questo paese ha troppi ex


Voi dite, no, sono usciti. Ne siete sicuri? Io non ci credo, se veramente fossero voluti uscire lo avrebbero fatto tutti assieme. Invece sono usciti in parte e ne hanno lasciati dentro altri a fare terrorismo a usare ogni mezzo per distruggere il partito. Raggiunto lo scopo, saranno pronti a ritornare. (ma questo non accadrà)

Noi non abbiamo dubbi che stiamo parlando di piccole persone, politici falliti o mai iniziati, divi divorati dal terrore dell’astinenza del palcoscenico. È umano, certo non si capisce perché negli altri paesi non succeda. Un Obama ancora giovane scrive libri, la moglie anche, di cucina. Blair, Zapatero, fanno altro. Noi abbiamo Cirino Pomicino quotidianamente sullo schermo a parlare di politica e a dare anche lezioni, Sì.. proprio lui, spesso assieme a Mastella (Andreotti purtroppo è venuto a mancare).

Una campagna che inizia male


Tornando alle questioni interne del pd, però dobbiamo essere onesti e dirlo: il problema siamo noi militanti, noi elettori. Siamo ancora immaturi, c’è ancora difficile comprendere le dinamiche politiche, i concetti base, il merito delle questioni.

Questo ci porta a una campagna per le primarie, innaturale, quasi senza senso. Da qualsiasi parte la guardiate sembra che dobbiamo scegliere un uomo in quanto tale e non un indirizzo del partito.

Renzi è più bravo, ha asfaltato la Gruber,  Renzi ha grinta (che è vero e serve anche quella), Renzi è bello, Renzi è buono, Renzi è simpatico.

Dall’altra parte, Renzi è antipatico, Renzi è arrogante, Renzi è brutto, Renzi è amico di, Renzi è nemico di, Renzi sta con, renzi aveva detto ma poi. Amici questa non è politica, questo è gossip. Voi avete ragione, siete succubi delle televisioni, che sono invase da pseudo giornalisti ai quali non farei nemmeno raccogliere pomodori, ché oltre il gossip non vanno. O meglio qualcuno tenta anche di entrare nel merito ma facendo delle figure tapine.

Il primo Pd di Renzi


Dove voglio arrivare, partiamo da lontano. Cosa è successo l’8 Dicembre del 2013. Semplice, è arrivato un giovanotto che ha detto: ragazzi, bisogna cambiare strada, il Pd non è nato per essere la continuazione dei partiti della prima repubblica, il Pd del Lingotto era altro. Ripartiamo da lì. Con quell’idea e con tutto il lavoro di ricerca svolto da quelli della Leopolda, vinse il congresso.

Da quel momento il Pd avrebbe dovuto prendere quella strada, ma non l’ha presa. Il segretario andava in un senso e il partito in un altro. Tutti gli ex consideravano questo giovanotto un ingombro momentaneo di cui si sarebbero liberati velocemente. Successe anche altro all’interno del partito. Ci furono dei delusi. Soprattutto gli ex democristiani convinti di aver vinto sui comunisti. Ricordo che in campagna lo dicevo ad alcuni di loro: guardate che rimarrete delusi, non c’è niente di più lontano dai democristiani di Matteo.

Successe anche che molti perdenti dell’8 Marzo strada facendo capirono meglio il progetto politico che aveva in mente il ragazzo e lo abbracciarono, sostennero e contribuirono in modo concreto al suo sviluppo. A questi aggiungo quelli provenienti da altri partiti di sinistra, non pochi. Non prendiamo invece in considerazione quelli che di volta in volta puntano sul cavallo che sembra vincente.

Tre anni movimentati, esponenti di nessun rilievo del Pd perennemente in tv a criticare partito e segretario.
Alcune riforme fortemente avversate all’interno, infine le riforme costituzionali da alcuni combattute sempre dall’interno in modo forse più violento di quanto abbiano fatto le vere opposizioni.

Da notare, opposizioni di cui oggi alcune si presentano in modo veramente becero come mai si era visto nella storia, e per assurdo vivono  tranquillamente perché mai attaccate da queste frange prese dall’unico obiettivo, distruggere il proprio segretario. Opposizioni che non hanno nemmeno dovuto fare tanta fatica ad attaccare il loro avversario politico, quel tipo di sinistra sempre presente in tv e sulle prime pagine era sufficiente più che sufficiente senza che loro dovessero sporcarsi le mani.

Come era prevedibile visto il dispiegamento di forze e soprattutto di mezzi, l’obiettivo venne raggiunto. Il Referendum perso, Renzi a casa come promesso.

Inutile ripercorrere tutto l’iter per cui si è arrivati al congresso, una serie di episodi incresciosi, indegni, di giravolte incredibili.

Cosa è successo dopo?

La vera storia delle riforme


Altra premessa, ricordiamo che la passata legislatura era quella per cui a un certo punto a fine 2011 fu chiamato il salvatore della Patria a risolvere tutti i problemi della nazione e mentre lui compiva miracoli, il Parlamento e i suoi partiti liberati dal pesante fardello di dover pensare al paese avrebbero dovuto pensare unicamente alle riforme costituzionali che tutti da 30 anni volevano. La legislatura si concluse, il miracolo non avvenne, anzi la crisi Italiana peggiorò, di riforme non si sentì nemmeno una parola.

Arrivò la nuova legislatura dove nessuno vinse, tutti ricordate la questione delle’elezione del Capo dello Stato e tutti l’SOS  a Napolitano per il secondo irrituale incarico. Con quell’atto questa legislatura ebbe un unico mandato, quello di fare le riforme. Re Giorgio prese questo impegno davanti al paese e lo portò avanti con ogni mezzo. A lui era chiaro già da prima che lasciare al Parlamento questo compito, sarebbe stato del tutto inutile come sempre nel passato. Il primo tentativo delle larghe intese si dimostrò del tutto inefficace sotto ogni punto di vista. Napolitano individuò in questo giovanotto, mezzo pazzo, la persona giusta per andare a raggiungere l’obiettivo,dopodiché  finalmente, lui potersi andare a godere i nipotini.

Ricordiamo tutti le ore e ore chiusi dentro al Quirinale di quei due, ricordo che noi tutti gli mandavamo messaggi: non accettare, non farti fregare. E sappiamo bene che lui, che aveva tutt’altro progetto e tutt’altro itinerario da percorrere non fu facile da convincere. Lui sapeva bene sia quanto fosse enorme la difficoltà di raggiungere l’obiettivo, sia il pericolo per se stesso di bruciarsi a 39 anni.

Questo fu, il Presidente aveva visto giusto, questo giovane pazzo riuscì a portare a termine le riforme che tutti in Italia chiedevano da 30 anni.

Il post referendum: chi ha perso è calmo, chi ha vinto impazzisce


Il 4 Dicembre abbiamo scoperto che non era vero, di quelle riforme agli italiani non fregava niente.

Il ragazzo ne prende atto. La logica vuole che un governo ma anche un parlamento nati esclusivamente per questo obiettivo, una volta raggiunto, sia che fosse con esito positivo sia negativo come è stato, il 5 dicembre dovessero andare a casa. Qui la prima anomalia. Il governo va a casa subito, il Parlamento che pure è più responsabile del Governo il quale ha solo coordinato i lavori, mentre le camere hanno discusso, emendato e approvato con 6 votazioni, non una, la riforma bocciata dagli Italiani, sta lì, nessuno vuole lasciare la poltrona.

Questa è storia, ora provo a spiegare come la vedo io. Cioè, io non sono nella testa di Renzi, cerco solo di interpretare quello che ho visto cercando di mettermi nei suoi panni il 5 Dicembre.

Come detto sopra, è stato chiaro che nessuno volesse votare, ancora più chiaro che una parte interna del Pd fosse la più agguerrita nell’evitare questo evento, che ai loro occhi potesse riabilitare il loro segretario e purtroppo far perdere a loro qualche poltrona.

Perché penso che invece Renzi volesse le elezioni. Per questioni istituzionali, l’ho spiegato sopra. Per questioni personali provo a dirlo. Lui come Premier ha compiuto il suo dovere e l’ha portato a termine. Io non so se lui la notte sogna Giorgio Napolitano e lo maledice, io forse lo farei. Dobbiamo però dirlo, questa è stata una parentesi, dopodiché, chiusa parentesi si torna al 2013. Il progetto con cui ha vinto le primarie non è mai partito, non c’è stato modo. Prima di tutto perché non ha seguito il percorso che si era prefisso, il programma non è stato posto al voto degli elettori, tutti. Poi perché non possiamo dimenticare che le forze parlamentari su cui lui ha dovuto fare affidamento sono quelle lasciategli in eredità da Bersani, e sul loro livello meglio soprassedere. Vogliamo parlare delle alleanze forzate con cui ha dovuto condividere la gestione del governo?

Io personalmente non ho dubbi che sia stato questo il suo intento. Stop & go. E non ho nemmeno dubbi che l’abbiano ben capito tutti. Si è arrivati a fare cose assurde per rimandare le elezioni, lo si è costretto a un congresso che a mio avviso non era dovuto (un partito che conserva un nucleo fisso del 30% confermato anche nel referendum),   poi si son inventate conferenze programmatiche che potessero posticiparlo, in mancanza si è cercato di posticipare in ogni modo la data, riuscendoci.

Mi viene persino da ridere nel menzionare l’ultima di oggi, rimandare il congresso per via delle indagini. Direi siamo al ridicolo, ma è follia, follia causata dal terrore.

Noi dobbiamo supportare un progetto, non un cantante o una squadra di calcio.


Siamo ad oggi e torno indietro. Parliamo della campagna. Perché dico che siamo noi a fare la differenza? Perché siamo noi che dobbiamo capire che qui non stiamo allo stadio dove dobbiamo tifare per una squadra che se non vince è inutile e appena perde due partite si manda a casa l’allenatore.

Tanto meno siamo al Festival di Sanremo dove dobbiamo tifare per il nostro cantante preferito. Questa è politica, ideali, il futuro del nostro paese. Se guardiamo solo ai due uomini in ballo, non andiamo da nessuna parte, ovvio che c’è una sproporzione enorme tra i due bagagli, ma molti preferiscono guardare all’atteggiamento piuttosto che al contenuto. La pacatezza di uno rispetto all’irruenza dell’altro. Non potete pensare che uno sia stato scelto a caso o per chissà quali meriti nascosti. Guardate due grandi “appoggia tori”, ricordateveli quando inventarono un personaggio per Roma, e adesso travate le somiglianze.

Due progetti, due futuri diversi per il paese


Il problema è che purtroppo non possiamo nemmeno dire che ci troviamo davanti a due proposte differenti e complementari, come dovrebbe accadere nelle primarie di un partito.

No, qui siamo davanti a uno scenario dove da una parte c’è un progetto di rinnovamento del paese, linea che piaccia o non piaccia è stata ormai assimilata dall’elettorato del Pd, gli elettori l’han fatta loro.

Dall’altra il tentativo di fermare questo progetto e tornare al passato.

Chiaro che stiamo parlando in linea generale, di uno conosciamo tutto, aspettiamo solo di sapere quali linee correttive saranno decise a quello che è il progetto ormai storico. Dell’altro non sappiamo niente, perché nel suo passato non c’è niente. Però conosciamo bene chi l’ha deciso, chi l’ha spinto, chi lo sostiene. E tanto basta. Per entrare nel merito attendiamo ormai poche ore quando saranno presentate le mozioni.

Ripeto, qui non si tratta di dare al pd un segretario biondo o moro, qui si tratta di sapere cosa e chi sarà il Pd dal 1° Maggio di quest’anno. Qui sono in ballo due diversi sistemi di intendere la sinistra, quello inconcludente che da 50 anni fa parole, slogan, e luoghi comuni e quello che con grandi difficoltà e senza mezzi ha cercato in questi ultimi tre anni di fare cose di sinistra.

C’è chi ancora si chiede da che parte stiamo, come nell’800.  E c’è chi dice di essere dalla parte dei cittadini.

Ricordo spesso, perché è emblematico, un episodio in cui Nichi Vendola si vantava di essere uno che va ai cancelli delle fabbriche, perché lui è di sinistra (altri tempi, adesso h altro da fare) . Erano quelle fabbriche che nel frattempo uccidevano le persone e poi ne lasciavano a migliaia per strada mentre lui scherzava al telefono con i responsabili del disastro.

Questa è una fotografia, può piacervi o meno. Loro si scandalizzano nel vedere la foto di un premier assieme a Marchionne. Sono due scelte diverse , quella di rimanere fuori dai cancelli della fabbrica assieme agli operai, e quella di entrare salire ai piani alti, cercare di capire, e salvare migliaia e migliaia di posti di lavoro.

Su queste immagini esemplificative si gioca la disputa in ballo nel partito, non sulle facce, sulla “prepotenza” sulle amicizie.

Perché è possibile una vera scissione a breve ?


In conclusione, tornando al titolo, perché parlo di scissione?

È solo una mia opinione, ma la scissione vera la prevedo a Maggio. Se vince il progetto per il futuro, tutti quelli che lo avversano si troveranno davanti a una scelta tra due opzioni, prendere atto del cammino indicato dagli elettori, rimboccarsi le maniche e contribuire, l’altra è quella di raggiungere quelli usciti a Febbraio. Ci sarebbe la terza, quella di rimanere e fare quello che hanno fatto in questi anni. Ma questa ne possono essere certi non gli verrà consentita, non dal Segretario, dai militanti, perché la loro pazienza e tolleranza ha superato ogni limite.

E se vincesse la minoranza ? Io non ho dubbi, l’esodo sarebbe di massa. Sarebbero pochissimi gli elettori disposti a seguire un partito tornato indietro di 40 anni. Certo potrebbero contare sul 2% portato indietro da D’Alema. Ma sarebbe la tomba del Partito Democratico.

ESORTAZIONE


Per finire, il mio invito è proprio questo. Saranno due mesi tremendi, l’establishment che appoggia una sponda, che ha dalla sua tutti gli apparati mediatici e giudiziari, è agguerrito e senza scrupoli. La posta in gioco è alta, ci sono rendite di posizione a rischio. Tenete presente che l’interesse di queste primarie non tocca solo il Pd e i suoi elettori. Tutti sono interessati. Praticamente tutti i partiti hanno interesse a far fuori un candidato, inutile dica quale, perché in quel caso avrebbero tutti, avrebbero il 50% di chance di governare, in caso contrario ne avrebbero zero.

Mi rivolgo a chi vuol combattere questa guerra, vi esorto, fatelo sui fatti, sui contenuti. Fate sparire tutte quelle immaginette sacre, o le figurine Panini. Fate sparire tutti quei titoli: io sto con..

I Fan-club non aiutano la causa anzi creano danno. E non attaccate chiunque pone un dubbio, una critica, accertatevi che sia costruttiva piuttosto. Ma ricordatevelo che se siete militanti o elettori del partito democratico, mettersi in discussione è un principio sacrosanto.

Buon lavoro a tutti

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5 risposte a Non sono solo due candidati, sono due progetti differenti

  • Il fatto che trovo davvero incomprensibile è che coloro che criticano Renzi non hanno proposte politiche e di politica economica radicalmente alternative. Un tempo le scissioni nella sinistra sono avvenute su opzioni radicalmente alternative: riformismo/rivoluzione. O come fu nel 1948 nel Psi con la nascita del Psdi tra frontismo/autonomismo, o come con la nascita del Psiup tra allenaza con la Dc e alleanza con il Pci. Ecco oggi non c’è nulla di tutto questo, non c’è una contrapposizione tra riforme liberldemocratiche e statalismo. Un Bersani può stare tranquillamente con Padoan anzi forse Padoan è anche più a sinistra. Allora mi domando possibile che non si possa lavorare avendo Renzi leader e una squadra composita che lavori ad un progetto riformatore per l’italia?

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    • ADRIANO AMATO

      Bruno, ti dirò, io sono più pessimista di te. Io credo si tratti solo di poltrone, potere, palcoscenico, io non credo minimamente alla folgorazione senile, marxista di Bersani e D’Alema che quando hanno governato sono stati tutt’altro.

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  • Ottimo ,è quello che penso e che non sarei stata capace di esporre così bene.Ho abbastanza anni per aver seguito le vicende a partire da PCI e a tutti i vari passaggi di trasformazione .

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  • Il Pd aveva come suo programma di unire tutti i riformisti e di dare loro una casa ampia per tutti. Invece la vittoria di Renzi ha cambiato la mission del PD. I diritti sono dei vincitori e ai perdenti i doveri, il silenzio e l’umiliazione. Questo per rimanere nell’ambito del partito di cui Renzi era segretario, ma di cui non si è mai occupato. Per quanto riguarda invece le politiche sono i risultati a parlare: debito pubblico aumentato in 3 anni di 110 miliardi di euro. l’occupazione che cresce della metà della media europea nonostante gli incentivi fiscali, e nonostante le misure europee di QE della BCE del petrolio ai minimi e l’euro svalutato del 20%. Quindi se i risultati sono quelli di cosa Renzi può vantarsi? di nulla! se non la paura che “dopo di me il diluvio” di cui questo inutile articolo cerca di accreditare la veridicità.

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  • ADRIANO AMATO

    Giuseppe rispetto la tua opinione e tutto quello che dici, ma non la condivido. Tutti i riformisti? se per te gli oppositori interni sono riformisti, mi sembra inutile dialogare, abbiamo una visione diversa del riformismo.
    Sui risultati del governo, ok tu esponi o interpreti i risultati esattamente con il dettame grillino. Va bene, è consentito a tutti.
    Buona giornata

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