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Archivio storico di un giornale non più attivo

NOTIZIE DAL MONDO – Cap. 16

Il colpo di scena: la telefonata tra Erdogan e Trump del 14.12.2018 e tutta la giostra a seguire

Il 25 settembre 2018 il Consigliere di Trump per la Sicurezza Nazionale, John R. Bolton, dichiara: “Non ce ne andremo dalla Siria finché l’esercito e le milizie iraniane non rientreranno nei loro confini”.
Il messaggio era chiaro: se l’Iran non ritira le sue truppe noi non ritiriamo le nostre”.

Il 14 dicembre, nel corso di una telefonata con il presidente turco Erdogan, il quale batteva sul solito tasto: “Tu preferisci i Curdi a me, ma guarda che la Turchia è un tuo alleato nella NATO…”, Trump sbotta: “OK, (la questione Siriana) è tutta tua. Noi abbiamo finito”.

Il 19 dicembre Trump in un video dichiara: “Abbiamo sconfitto l’Isis (!!!), i nostri ragazzi, le nostre ragazze, i nostri uomini stanno tornando tutti a casa, e stanno tornando a casa ora”.

Lo stesso giorno lo speaker della Casa Bianca, in uno statement inviato ai giornalisti, dichiara: “…ora gli Stati Uniti hanno sconfitto il Califfato territoriale… abbiamo iniziato il rientro delle nostre truppe a casa”.

Il New York Times riporta che ufficiali del Pentagono – i quali parlano in condizioni di anonimato – hanno riferito di aver ricevuto l’ordine di ritirata totale delle truppe dal Kurdistan siriano entro un mese.

Il 20 dicembre, in un tweet Trump scrive: “Adesso toccherà ai Siriani, agli Iraniani ed ai Russi combattere l’Isis, senza di noi”.
Molti fanno notare che solo il giorno prima Trump aveva detto che l’Isis era stato sconfitto…

Il 20 dicembre il Segretario americano alla Difesa, Jim Mattis, si dimette dall’incarico.

Il 22 dicembre l’inviato speciale del Presidente americano per la coalizione che combatte l’Isis, Brett McGurk, si dimette dall’incarico.

Il 23 dicembre Trump in un tweet dice che il ritiro delle truppe dal Kurdistan sarà “lento e altamente coordinato”.
Lo stesso giorno, in un altro tweet dice: “Il Presidente turco Erdogan mi ha con forza dichiarato che lui sradicherà tutto quanto resta dell’Isis in Siria… Le nostre truppe stanno tornando a casa!”.
Molti fanno notare che l’Isis resiste nella Siria meridionale, ad alcune centinaia di chilometri dai confini dalla Turchia, e che per arrivare in zona i Turchi prima dovrebbero farsi largo tra le forze militari curde ostili.

Il 26 dicembre il Segretario alla Difesa dimissionario, Jim Mattis, firma l’ordine di ritiro delle truppe dalla Siria.

Il 31 dicembre Trump, in un tweet ritorna sul concetto di “lentezza”: “L’Isis è quasi “andata”, Noi stiamo lentamente riportando le nostre truppe a casa mentre, allo stesso tempo, combattiamo cio’ che ne rimane ….

Il 2 gennaio 2019, durante  cabinet meeting, si assiste a uno scambio di battute tra un giornalista e Trump:
(quella che segue è la trascrizione del dialogo prodotta dalla Casa Bianca)
G. “Signor Presidente, lei ha usato la parola “lento” quando ha descritto il ritiro dalla Siria…”
T. “Yeah, non ho mai detto veloce oppure lento…
G. “Qual è la sua tabella di marcia? Per quando vuole che le truppe siano fuori (dalla Siria)
T. “Non lo so – qualcuno ha detto 4 mesi ma io non l’ho mai detto. Sto venendo via – noi stiamo venendo via dalla Siria
”.

Il 3 gennaio 2019 Trump, durante un dialogo coi giornalisti alla Casa Bianca, dichiara: “….francamente gli iraniani possono fare quello che gli pare in Siria”.

Il 4 gennaio 2019 il giornalista americano Conor Finnegan riporta in un tweet: “Alti ufficiali del Dipartimento di Stato hanno dichiarato ai reporter: non abbiamo indicazione dei tempi entro i quali le nostre forze militari si ritireranno dalla Siria…

Il 6 gennaio 2019 il Consigliere di Trump per la Sicurezza Nazionale, John R. Bolton, dichiara: “Il ritiro degli USA dalla Siria è condizionato dalla sconfitta dell’Isis e dal ricevimento dell’assicurazione che la Turchia non attaccherà i nostri alleati Curdi laggiù”. Bolton ha dichiarato di parlare a nome del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

…oggi, 7 gennaio, alcuni giornali americani riportano la seguente notizia: “Ufficiali Curdi chiedono chiarimenti agli USA sul piano di ritiro delle truppe in Kurdistan….”
Come dire? La domanda pare lecita.

Tre considerazioni veloci
1) Pesi e contrappesi. Tutto il can-can messo in piedi da Trump ci dimostra come, nelle decisioni di politica estera, il sistema USA non prevede contrappesi. In questi 40 giorni gli USA sono stati in balia di una specie di Dio capriccioso che fa e disfa a suo piacimento senza dover sottoporre le sue decisioni al vaglio di alcuna assemblea od organismo politico.

2) Una cosa che pochi hanno notato. Trump ha preso le sue “decisioni” all’improvviso, senza alcuna consultazione preventiva con i suoi consiglieri o con i suoi generali, figuriamoci se lo ha fatto con i suoi alleati. Peccato che, a rischiare la pelle sul terreno, in Siria, non ci sono solo i circa 2.000 militari USA, ci sono anche 200 soldati francesi, all’incirca, e i francesi hanno in Kurdistan una decina di postazioni militari, di cui almeno tre collocate nell’area più calda, quella dove i Turchi hanno dichiarato di aver intenzione di attaccare. Ci sono poi in zona anche dei soldati inglesi… se gli USA prendono a pesci in faccia i propri alleati poi non si lamentino di eventuali disallineamenti tra i Paesi occidentali.

3) Chi si fida più? In questi anni le operazioni che hanno avuto successo nella lotta al terrorismo pseudo-islamico  hanno seguito tutte lo stesso schema militare: la potenza tecnologica degli Stati Uniti (logistica, aviazione, artiglieria, squadre speciali) accompagnata da una fanteria sul terreno formata da milizie locali: l’Alleanza del Nord in Afghanistan, le tribù sunnite durante la “surge” in Iraq, le Sirian Democratic Forces nel kurdistan siriano. Dopo questo spettacolo di arte varia a cui abbiamo assistito chi si fiderà più di stringere alleanze con gli USA in Siria, in Yemen, in Afghanistan, in Iraq, in Giordania, o in qualsiasi altra parte del mondo dove si tratta di combattere i tagliagole di al-Queida e dell’Isis? Come si regolerà Israele nel suo tentativo di sopravvivere nell’area medio orientale? Come potrà l’Autorità Nazionale Palestinese, prendere seriamente in considerazione un qualsiasi piano di pace gestito dagli Stati Uniti d’America?

Ma di ciò che ha provocato sul terreno lo spettacolo “Mi ritiro dal Kurdistan” – diretto e interpretato da Donald Trump – parleremo prossimamente in questa stessa rubrica.

Appendice. Come scritto sopra, dopo che Trump ha detto ad Erdogan “La questione siriana è roba vostra, noi ce ne andiamo”, il Segretario alla Difesa Jim Mattis si è immediatamente dimesso. Paragonata al bailamme delle dichiarazioni trumpiane, la lettera di dimissioni di Mattis splende di luce propria per asciuttezza, coerenza, ed adesione ad una visione del ruolo americano nel mondo che proviene da una forte tradizione di pensiero statunitense.

Trovate qui sotto la mia traduzione:

Caro Sig. Presidente,
Ho avuto il privilegio di servire come 26° Segretario della Difesa del nostro Paese. Questo mi ha permesso di operare insieme ai nostri uomini e donne del Dipartimento in difesa dei nostri cittadini e dei nostri ideali.
Sono fiero dei progressi compiuti negli ultimi due anni in alcuni degli obiettivi-chiave articolati nel nostro piano di Strategia per la Difesa Nazionale: collocando il Dipartimento su una più sana base budgetaria, migliorando la reattività e la letalità delle nostre forze, e riformando le prassi operative per migliorare la performance. Le nostre truppe continuano a fornire le capacità necessarie per prevalere nel conflitto e sostenere la forte influenza globale degli USA.
Un concetto di fondo che ho sempre sostenuto è che la nostra forza come nazione è inestricabilmente legata al nostro unico e globale sistema di alleanze e partenariato. Mentre gli USA rimangono l’indispensabile nazione nel mondo libero, noi non possiamo proteggere i nostri interessi od adempiere al nostro ruolo con efficacia senza mantenere forti alleanze e mostrare rispetto per quegli alleati. Come lei, io ho detto sin dall’inizio che le forze armate degli Stati Uniti d’America non devono essere i poliziotti del mondo. Invece noi dobbiamo usare tutti gli strumenti del potere americano per provvedere alla difesa comune, incluso il fornire il nostro effettivo ruolo di guida nelle alleanze.
Le 29 democrazie della NATO hanno dimostrato quella forza nel loro impegno a lottare accanto a noi dopo l’attacco dell’11 settembre all’America. La coalizione per sconfiggere l’ISIS formata da 74 nazioni ne è un ulteriore prova.
Allo stesso modo io credo che dobbiamo essere risoluti ed inequivocabili nel nostro approccio con quei Paesi i cui interessi strategici sono in crescente tensione rispetto ai nostri. E’ chiaro che la Russia e la Cina, per esempio, vogliono creare un mondo coerente con il loto modello autoritario – acquistando autorità di veto sulle decisioni economiche, diplomatiche e di sicurezza degli altri Paesi – per promuovere i loro propri interessi a scapito di quelli dei loro vicini, dell’America e dei suoi alleati. Questo è il motivo per cui noi dobbiamo usare tutti gli strumenti del potere americano per la difesa comune.
La mia visione sul fatto che bisogna trattare gli alleati con rispetto e tenere gli occhi aperti sia su gli attori internazionali maligni che sui competitori strategici da me è sempre stata fortemente sostenuta ed ha informato le quattro decadi del mio impegno su questi temi. Noi dobbiamo fare tutto quanto è possibile per far progredire un ordine internazionale che sia il più propizio per la nostra sicurezza, prosperità e per i nostri valori, e noi siamo sostenuti in questo sforzo dalla solidarietà dei nostri alleati.

Siccome lei ha il diritto di avere un Segretario della Difesa i cui punti di vista sono maggiormente allineati con i suoi su questo ed altri argomenti, io credo che per me sia meglio fare un passo indietro dalla mia posizione. La data conclusiva del mio mandato è il 28 febbraio 2019, una data che dovrebbe permettere tempo sufficiente per nominare un mio successore così come di assicurare che gli interessi del Dipartimento vengano articolati e protetti per i futuri eventi (…omissis…)
Ho molto apprezzato questa opportunità di servire la nazione ed i nostri uomini e donne in divisa.

Jim Mattis.

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