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Archivio storico di un giornale non più attivo

Perché secondo me la vicenda dell’azienda di Di Maio è un caso che va oltre la politica

Grazie a “LE IENE” diventa TOPIC un argomento che va ben oltre le squallide vicende del Vicepremier e della pochezza della sua famiglia.

Per inciso, io sono più preoccupato dei miliardi che fa perdere al paese ogni giorno in più che rimane nella stanza dei bottoni che non l’operaio in nero della “SUA DITTA”. I crimini sono  tutti crimini, ma a volte la misura fa la differenza.

Siccome comunque l’argomento riempie Media e Social, parliamone. Iniziamo da qui, scoprire che nel settore edilizio esiste il lavoro nero è scoprire l’acqua calda ma soprattutto è grande ipocrisia da parte di tutti e dico tutti.

Breve panoramica. Al nord come al centro del paese, buona parte delle piccole opere va a piccole imprese edili non italiane. Romania, Polonia, Bulgaria. Le piccole imprese italiane soccombono chiudono o si ridimensionano e lavorano solo in quella nicchia di mercato che tengono in vita  i bonus fiscali.

Quelle imprese straniere, per lo stato non esistono, fanno concorrenza sleale, in quanto utilizzano lavoro nero, mezzi non idonei, discariche abusive, vengono meno a ogni norma sulla sicurezza. Essendo abusivi, non hanno alcun problema ad eseguire anche opere totalmente abusive.

Al sud, mi risulta che anche piccole imprese italiane locali lavorino nel medesimo sistema.

La domanda è: come è possibile? Non esistono controlli?

I controlli non sono facili ma solo i comuni, con la loro diretta presenza sui territori possono farlo. Ci sono zone e comuni dove questo viene fatto. Vi faccio un esempio.  Un vigile vede un furgone parcheggiato? Uno scarico di materiali, un qualcosa che fa pensare a una ristrutturazione? Entrano, chiedono informazioni sul lavoro, verificano, chiedono le autorizzazioni, chiedono come mai quell’operaio non ha il cartellino al collo, non ha l’elmetto (quando serve) le scarpe antinfortunio, perché non c’è una quadro elettrico da cantiere a norma.

Se c’è un’impresa straniera, tutto questo può essere inutile. Si può sequestrare il cantiere, sì, ma l’impresa, sloggia e va a far danno altrove, tanto per lo stato Italiano non esiste.

Veniamo quindi al punto, di chi è la responsabilità maggiore? La risposta è una sola, dei cittadini.

Sì, quei cittadini che magari fanno parte di quelli sempre pronti a gridare allo scandalo dei politici ladri, anche quando non hanno rubato niente, che urlano honestà, honestà, ma che se vogliono tirar su un muro abusivamente perché non è consentito, non si fanno nessuno scrupolo a chiamare queste imprese e a pagarle in nero. Per non parlare del fattore economico, di fronte a un preventivo di un’impresa in regola e di una abusiva, la differenza può essere del 50%. È difficile certo rispetto a un’alternativa di questo genere, scegliere quella corretta. Poi però abbiano la compiacenza di tacere se sentono che un assessore ha preso 20.000 euro per mettere una firma. È ladro quanto loro, ma loro sono peggio perché consentono a che essere umani lavorino senza sicurezza.

Per chiudere, una breve delucidazione, logica, semplice sui redditi.

Se un’impresa offre le sue prestazioni in nero e ha i dipendenti in regola, il suo bilancio sarà enormemente in perdita. Se è una Srl, non può farlo a lungo. Se fattura ogni opera e ha dipendenti in nero, il suo bilancio avrà un enorme attivo di cui dovrà versare il 50% allo stato.

Le due cose quindi si tengono, Opere in nero, personale non in regola.

Bilancio? A fine anno il commercialista ti chiede: quanto vuoi pagare? 200 euro? Ok, fai una fattura a Pinco pallino per 1500 euro.

L’azienda di Di Maio e ripeto di Luigi Di Maio non del padre, ha dichiarato 80 euro di utile. Mi tocca sentire qualche commentatore ignorante che dice che quell’azienda non opera perché ha dichiarato solo 80 euro.

Il succo di questa riflessione, è una sola: Di Maio e la sua impresa sono l’esatta fotografia di una parte degli italiani, quindi non vi meravigliate se lo votano.

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  • Condivido interamente; tanto che contemporaneamente ho pubblico una storia del genere.

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