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SPRECHI ALIMENTARI: cosa ne sappiamo?

Già, quanti lo sanno? Qual è l’opera di sensibilizzazione dei nostri media? Fra una bufala e un’altra sui voucher han trovato spazio per informare che abbiamo una legge in proposito?

Giusto un paio di giorni fa Rai3 ha mandato in onda un servizio  interessante su questo argomento, alla fine ci faceva vedere i risultati della Danimarca e ci diceva che loro sono arrivati a questo splendido primato senza alcuna legge, solo attraverso una straordinaria opera di sensibilizzazione dei Media.

Ecco, puntualizziamo subito, noi siamo italiani non siamo danesi, abbiamo bisogno di maniere un tantino più forti per sensibilizzarci.

Però ci piacerebbe chiedere a Rai3: voi nello specifico cosa avete fatto?  Vedere una Bianca Berlinguer che tra un gossip e l’altro, magari dopo le interviste agli amichetti suoi, illustra i contenuti di una legge approvata ad agosto scorso, è cosa possibile o pura fantascienza?

Nel link qui sotto potete leggere la legge per intero.

testo di legge originale

Per avere invece un quadro sintetico di cosa dice la legge, ci avvaliamo del lavoro svolto dal Sole24ore, che così la spiega:
Si tratta di un intervento finalizzato a favorire, a fini di solidarietà sociale, il recupero e la donazione di beni alimentari, farmaceutici ed altri prodotti in favore di soggetti che operano senza scopo di lucro.

La nuova normativa prevede una semplificazione burocratica per la donazione, fermo quanto già previsto nella legge di stabilità 2016 che ha innalzato da 5.000 a 15.000 Euro il limite di costo per l’esonero della comunicazione preventiva delle cessioni gratuite.

La legge definisce come 

(i) “spreco alimentare” l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare ancora consumabili, pertanto destinabili al consumo e che sarebbero destinati a essere smaltiti come rifiuti

e per 

(ii) “eccedenze alimentari” i prodotti alimentari che, fermo restando il mantenimento dei requisiti di igiene e sicurezza, rimangono invenduti per varie cause (motivi commerciali/estetici, prodotti aventi scadenza ravvicinata, etc).

Al fine di ridurre lo spreco alimentare, la legge distingue il termine minimo di conservazione – inteso come la data fino alla quale un prodotto conserva le sue proprietà specifiche – dalla data di scadenza – oltre la quale gli alimenti sono considerati a rischio. 

Fatta questa distinzione – per la quale si rinvia al nostro precedente contributo – la cessione gratuita di eccedenze alimentari viene consentita anche oltre il temine minimo di conservazione, purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio ed idonee condizioni di conservazione. 

Deve essere infatti assicurato – sia da coloro che donano il prodotto, sia dalle organizzazioni che lo distribuiscono, per quanto di rispettiva competenza – un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo. 

Le cessioni gratuite di eccedenze alimentari da parte degli operatori del settore alimentare devono essere destinate in via prioritaria al consumo degli indigenti, mentre le eccedenze non più idonee al consumo possono essere cedute per il sostegno vitale di animali e per altre destinazioni, come il compostaggio. La cessione riguarda anche la panificazione, i cui prodotti finiti possono essere donati a soggetti che poi li distribuiscono agli indigenti entro le ventiquattro ore successive alla produzione.

La legge prevede anche che il Ministero della Salute potrà emanare linee guida per gli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e, comunque, ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti.

Sono infine previsti benefici fiscali per chi cede a titolo gratuito prodotti alimentari ad indigenti. Infatti per incentivare chi dona agli indigenti i Comuni possono applicare una riduzione della TARI proporzionata alla quantità, debitamente certificata, dei beni e dei prodotti ritirati dalla vendita ed oggetto della donazione.

 

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