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Archivio storico di un giornale non più attivo

ELEZIONI, Sì, No, quando?

Inutile dire che l’Italia si trova in una situazione complessa e confusa, difficile e dagli orizzonti incerti.

Chi ha votato No perché qualcuno gli ha garantito che votando No avremmo risolto tutti i problemi del paese e tutto sarebbe andato liscio come l’olio, forse dovrebbe andare a prendere per il collo quel qualcuno. Invece dopo 2 mesi esatti di assenza dalle scene, unico imputato ogni giorno sulla gogna è l’ex premier.

È l’Italia, successe così anche con Berlusconi.

Cerchiamo di analizzare assieme i problemi sul tavolo, da quelli nazionali a quelli del Pd, perché piaccia o no, il paese ormai dipende dai problemi di questo partito.

A livello nazionale, l’argomento più discusso è quello delle elezioni e in subordine della legge elettorale.

Sulla necessità di votare prima o dopo ci si divide, sia dentro sia fuori dal Pd. Per il fuori, il fatto è emblematico, intere popolazioni che hanno chiesto il voto, durante il governo Monti, durante il governo Letta, durante il governo Renzi, non si sa bene perché, ora tacciono e chiedono per quale motivo dovremmo votare o peggio, dicono votare sì, ma dopo aver approvato una nuova legge elettorale, che frase che ha tutto il sapore di “basta non votiamo più”.

Le posizioni all’interno del partito sono invece molteplici, variopinte, alcune legittime altre dettate solo da interessi personali.

Io invece vorrei prima di tutto chiarire il fattore istituzionale.

Votare è una questione di interessi, di sblocco di un’impasse, o è una necessità istituzionale. Secondo i due Presidenti della Repubblica non è necessario. Su questo io invece nutrirei seri dubbi. Son sempre stato d’accordo con loro negli anni precedenti, loro hanno svolto regolarmente il loro ruolo, hanno trovato nuove maggioranze e questo gli ha impedito di chiudere il Parlamento. Così ci dice la Costituzione. Oggi però siamo davanti a un fatto politico senza precedenti. C’è stato un Referendum che ha bocciato una riforma complessa che il Parlamento ha elaborato, discusso, emendato, e approvato 6 volte. Il popolo ha bocciato il Parlamento. E su questo dobbiamo essere chiari, dal punto di vista istituzionale il popolo ha mandato a casa il Parlamento non il Premier, che è stato solo un promotore della riforma. Invece il Premier è andato a casa come promesso, dopo poche ore, il Parlamento è ancora lì.

Quindi, dividiamoci sull’opportunità o meno di votare prima o poi, ma non sul fatto che non sia dovuto.

Prima una nuova legge. È fantascienza amici, sono anni che non si riesce a fare una legge elettorale. L’ultima approvata senza problemi è stata il Porcellum, legge che Silvio fece studiare in modo che il suo schieramento vincesse o in caso non vincesse, l’altro schieramento non potesse comunque governare. Geniale e soprattutto efficace. Aveva in Parlamento una maggioranza schiacciante e soprattutto unita, composta e fedele, la fece approvare in un batter d’occhio.

Dopodiché abbiamo assistito a un teatro sconcertante e inconcludente durato anni. Risolse la questione Renzi, con una legge prima concordata, più volte emendata, corretta e rovinata per compiacere le minoranze, ma approvata a suon di fiducie. Inutile, perché dalla stessa area partirono i vari ricorsi alla Consulta. Per la maggior parte a vuoto, perché in realtà non ne è stato accolto uno di quei ricorsi, ma le due piccole modifiche richieste (una, il ballottaggio, solo conseguenza della mancata abolizione del Senato, l’altra abbastanza ridicola, che ha tutto il sapore del “qualcosa dovevamo accettare”. Questo per dire che dobbiamo chiederci come possa pensare chi parla di nuova legge, di poterlo fare con questo panorama, con questa storia alle spalle, con questo clima? Ripeto, fantascienza.

Il 27 di questo mese è calendarizzata a Montecitorio la revisione delle attuali leggi in vigore. Si parla di armonizzazione tra quella del Senato e quella della Camera, in sintesi avvicinare Consultellum a Italico. Operazione in teoria semplicissima, tre righe, nella pratica sarà difficile anche questa. Allora chiediamoci, è come dice Mattarella, non si può votare con due leggi diverse? Vorrei fare una domanda: quando mai le leggi elettorali di Camera e Senato sono state uguali?

La maggior parte di quelli che in pratica vogliono fare melina, ci dicono che queste leggi così come sono non garantiscono la governabilità. Hanno scoperto l’acqua calda.

Vedete cari amici, dobbiamo prenderne atto, il 4 Dicembre ha segnato uno stop, è inutile che ci scervelliamo nella ricerca di alchimie tecniche per dare una maggioranza a questo paese. Scordiamocelo, con due camere e soprattutto dopo che la Consulta ha bocciato il ballottaggio, all’orizzonte ci sono solo coalizioni e allo stato delle cose attuali anche coalizioni eterogenee. Facciamocene una ragione, è tempo perso pensare alla legge elettorale.

Tra chi è dubbioso sull’opportunità di votare c’è invece anche chi pone domande più che legittime, del tipo: un nuovo Parlamento, per fare cosa? Già per fare cosa?

Le cose da fare sono molte ed è inutile dire che con tutta la buona volontà di Paolo Gentiloni questo non è un governo che possa fare grandi cose. Le riforme in gestazione erano tantissime, qualcuna è stata approvata, alcune di queste non sono state ancora attuate, molte non sono arrivate al traguardo, eppure sono importantissime.

Poi chiaramente potrebbe vincere una coalizione di segno diverso e fare tutt’altro. Io dico che tutto è meglio dell’immobilismo in cui ci siamo incastrati.

Mi chiederete, perché questo Parlamento non può approvare altre riforme?

No, questo è un Parlamento che non corrisponde più alla situazione politica, aveva uno scopo dichiarato, fare le riforme: ha fallito. Oggi si tratterebbe di far funzionare un Parlamento politico, ma di che politica?

Solo qualche esempio, il gruppo del Pd non corrisponde al partito, il Pd uscito dal congresso è un altro rispetto a questo gruppo parlamentare. Altro esempio? Sel? Cosa ci fa in parlamento? È entrato con i voti del Pd altrimenti sarebbe rimasto fuori, oggi gli fa opposizione. Forza Italia è come prima? No, era un partito oggi sono 4, chi sta con chi? Non si sa.

Occorre chiarezza, poi si riparte. Non si riuscirà a fare un governo? Tanto peggio tanto meglio, finalmente gli Italiani potranno capire chi aveva ragione.

Sì ma a pagarne le spese sono poi gli Italiani? E non sarebbe ora che i cittadini si prendessero la responsabilità delle loro azioni?

 

 

 

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